Andasibè 2019: la missione chirurgica
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La missione è durata in tutto 15 giorni (dal 18/07 al 1/09 2019) dei quali 5 di viaggio e 10 di missione effettiva. Hanno preso parte alla missione chirurgica organizzata da Vision + Onlus in collaborazione con Change Onlus:
Paolo Mazza – presidente Change Onlus
Paolo Sivelli – chirurgo oftalmologo, Vision + Onlus (18/08-01/09)
Andrea Gabai – chirurgo oftalmologo, Vision + Onlus (24/08-01/09)
Silvana Guerzoni – ortottista, strumentista, Vision + Onlus (18/08-01/09)
Elena Popolizio – ortottista, strumentista, Vision + Onlus (18/08-01/09)
Delia Notorio – infermiera professionale
Alessandra Battaini – infermiera professionale
Prestazioni effettuate:
– 66 estrazioni di cataratta con inserimento di cristallino artificiale
– 3 rimozioni di lesioni palpebrali
– 2 traumi oculari perforanti
– 128 visite oculistiche
La missione è stata possibile oltre che al contributo di Vision + Onlus e Change Onlus anche grazie all’aiuto di: Alcon Italia S.p.A, Janach E. S.r.l. e TCD workwear S.r.l.
RELAZIONE DI MISSIONE 2019
Atterrati all’aeroporto di Antananarivo veniamo raggiunti da Hery l’autista tuttofare del centro medico Saint Paul di Ampefy. Il centro si trova a circa 4 ore di auto delle quali 3 trascorse nel caotico traffico cittadino della capitale. Appena arrivati ad Ampefy veniamo alloggiati in un grazioso e pulito albergo che si affaccia sul piccolo lago che prende l’omonimo nome della città.
Il centro medico Saint Paul, fulcro della nostra missione, fondato e diretto da Change Onlus, della quale Vision + è partner, è una perla rara nel contesto che lo circonda. Troviamo una struttura che, per quanto rurale nell’aspetto esteriore, è organizzata e costruita con impianti e finiture assolutamente invidiabili. I locali sono ampi, luminosi e puliti, la strumentazione sia medica che chirurgica non manca. Durante la nostra missione oltre ad alcuni sanitari del luogo, alcuni dei quali parlano anche italiano, saremo coadiuvati da una “allegra” delegazione di studenti di medicina del Campus Medico Humanitas e due infermiere italiane dell’HSR.
Il primo giorno veniamo accolti da una folta folla di pazienti che, pre-allertati del nostro arrivo, ci attendevano all’ingresso del centro. Trascorriamo la mattinata ad inventariare ed organizzare la sala operatoria ed il pomeriggio a visitare i primi pazienti che le precedenti missioni avevano selezionato per le sedute di chirurgia.
Dal secondo giorno gli interventi si susseguono e le sedute di sala operatoria si intervallano agli ambulatori. La sveglia suona all’alba delle 6.30 e difficilmente torneremo a casa prima che il sole tramonti. Il panorama spazia tra le cataratte complete alle lesioni che riportano alla memoria le immagini di libri di patologia oftalmica dei nostri avi. Sul lettino della sala operatoria si accomodano da bimbi malgasci di pochi anni ad ultracentenari gratificando la nostra presenza. Nei dieci giorni di soggiorno (cinque tra viaggio e spostamento) opereremo oltre 70 pazienti (71 per l’esattezza) in prevalenza cataratte oltre ad urgenze, lesioni palpebrali e visiteremo circa 120 pazienti.
Il tragitto tra l’albergo e il centro medico la mattina all’alba è costellato di bambini che corrono a piedi nudi ed immagini da National Geographic. Bancarelle che vendono verdura e palline di riso fritte fanno da cornice alle strade arricchendole con “densi” profumi di vivande veraci. Il cibo è semplice e gustoso, la carne di zebù è il principe della cucina locale mentre frutta e verdura di stagione non mancano mai.
Per tutta la spedizione sarà il Dott. Paolo Mazza, fondatore di Change Onlus ad accompagnarci per mano sulle polverose strade di questa incredibile esperienza mostrandoci le recondite pieghe della vita malgascia. Fatica, commozione, stanchezza, soddisfazione ed a volte anche senso di impotenza hanno riempito le valige al nostro ritorno… combattuti tra la voglia di tornare nei nostri comodi ambulatori e il desiderio di ripartire.